L’AFFASCINANTE STORIA DI MONTEGGIORI
Su di un poggio tutto proteso verso il mare, in vista predominante della costa, sorge fiero il castello di Monteggiori.
Il suo nome, strettamente legato alle condizioni del suolo, sostanzialmente significa “piccolo monte”.
Il più antico documento che parli di questo borgo è una carta dell’anno 1224 che si conserva nell’Archivio Arcivescovile di Lucca.
Nonostante le sue origini si perdano nell’oscurità dell’alto medioevo, la sua struttura ci racconta qualcosa in più sulla sua storia.
La presenza, sin dai tempi antichissimi, della coltivazione della vite e dell’olivo associata alla bellezza e strategicità della sua posizione fanno ipotizzare un pre-esistente insediamento dell’epoca romana.
Un’altra teoria credibile è quella di un “pagus” delle antiche tribù dei Liguri-Apuani che abitarono a lungo in questa zona.
Infine un interessante studio urbanistico di Edoardo Detti a sua volta sostiene che l’insediamento possa avere origini Etrusche.
La pianta di Monteggiori nella sua bella, se pure elementare, forma allungata a pesce presenta uno stile strutturale del medioevo chiamato appunto “fuso di acropoli”.
Questa architettura è tipica dei centri laziali ed anche toscani formatisi sulle vecchie città etrusche.
Il Castello è dotato di un muro esterno che tutt’oggi racchiude l’abitato ed un secondo muro interno sui tre lati del paese, escluso quello verso mare già protetto dalla forte pendenza della collina.
Le porte, ancora esistenti, del castello si aprono in questa seconda cinta.
La principale fatta ad arco conduce direttamente alla piazza centrale ed una più piccola, probabilmente via di fuga in caso di assedio, è posta dietro la chiesa.
Una stradina collega la casa utilizzata dal signore alla vicina rocca, estrema difesa del castello nel momento in cui il nemico riesce a sfondare le difese delle prime due cerchie murarie.
La sua posizione permette di vedere tutta la piana della Versilia, con il suo mare ed i tanti luoghi di villeggiattura.
In passato però era un territorio paludoso, non abitato e passaggio obbligato per gli eserciti di invasione.
Nei secoli è stato teatro di aspre contese fra Pisa e Lucca, poi Lucca contro Firenze e Milano ed infine con Genova, sempre sfociate in feroci battaglie combattute intorno alle fortezze.
Fino a quando nel 1513 fu assegnato dal Papa al comune di Lucca, che dovette però rinunciare alla città di Pietrasanta.
Una delle figure più importanti che vi ha risieduto è Castruccio Castracani, personaggio di spicco della storia lucchese sia per le vittorie militari che per la sua popolarità.
Il Duca di Lucca veniva spesso in visita al Castello, prospero feudo che gli garantiva un’ottima rendita fondiaria grazie soprattutto agli oliveti che circondano la zona.
Poche e frammentarie le notizie relative alla Chiesa inizialmente intitolata ai Santi Stefano e Andrea.
Nel suo campanile si trovano attualmente cinque campane: una piccola e quattro grandi.
Tre di esse risalgono ad epoca molto recente (1946) costruite dalla ditta Magni di Lucca, in sostituzione alle tre risalenti all’inizio del secolo ed esportate per ordine del governo italiano durante la seconda guerra mondiale.
Un cenno particolare merita la quarta, che la tradizione popolare vuole rinvenuta nella rocca del castello e di cui si fa menzione in un documento dell’8 agosto 1596.
E’ alta 90 centrimetri e nella parte superiore reca la seguente iscrizione:
MENTE SCA SPONTANEAM DEO PATRI
A.D. MCCCLXVI
BENGIVENNI PISANO ME FECIT
ELIBERASIONEM
che si interpreta come:
“L’anno del signore 1366 con santo pensiero Bencivenni Pisano mi fece per spontanea decisione ad onor di Dio Padre”.
Fra le varie leggende popolari, oltre a quella del fantasma di Iori, ce n’è una che riguarda la sottostante valle di Cannoreto.
Il Duca di Groningen durante l’assedio di Rotaio nel tentativo di accompagnare Enrico di Fiandra, imperatore di Costantinopoli, fuori dalla fortezza attraverso i cunicoli sotterranei che conducevano al Castello diMonteggiori, perse la vita all’altezza di Cannoreto a causa di una frana.
Secondo la leggenda il fantasma del Duca, inquieto per la triste fine, si manifesta e vaga intorno alla fortezza nelle notti di luna piena.
Giunti al termine di questa rapida galoppata nei secoli, vi lascio con le parole del dottor Paolo Dinelli:
<<Sulla sommità del colle, dove sorse una delle pù potenti e contese roccaforti della regione, si adagia oggi un ridente e raffinato paese di poco più di 500 anime.
Eppure chi si spinge fino quassù, in questo luogo dove la bellezza della natura idealmente s’incontra e si fonde col linguaggio della storia,
non può sottrarsi al fascino delle memorie antiche che sprigiona dalle pietrose mura annerite dal tempo;
e fra queste eccelse ruine “cui tant’ala di secolo lambe”, pare veramente che i venti fremano, nelle lunghe, gelide notti d’inverno, arcane istorie e favolose leggende.>>
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Dulcis In Borgo
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